Questo libro ricostruisce i tratti salienti delle esperienze di vita e di alpinista del bellunese Riccardo Bee, fino al tragico epilogo durante le vacanze di Natale del 1982 sulla ghiacciata parete Nord-est dell’Agnèr.
Il testo, essenziale, vuole rispecchiare la natura singolare di Riccardo, anch’essa essenziale, senza retorica, senza autocelebrazioni, senza parole di troppo, anticonformista.
Il racconto, nella seconda parte, riporta numerose testimonianze dirette, una sorta di “romanzo corale” dove chi lo ha conosciuto o ha ripetuto qualche sua via fa rivivere non solo gli episodi ma soprattutto le emozioni che tali episodi hanno scavato nelle loro memorie.
Il ricordo del fratello Adriano, quello dell’amico, quello del compagno di cordata, quello dell’alpinista che ha ripetuto una sua via-viaggio.
E da ultimo una nota tecnica per gli appassionati del genere: la relazione dettagliata della via al Pilastro Bee dell’Agnèr, frutto dell’esperienza vissuta dall’autore nella sua ripetizione dell’estate del 2013.
Melania Lunazzi su Messaggero Veneto:
“Nella storia dell’alpinismo ci sono grandi nomi di uomini che hanno raggiunto fama mondiale per le loro imprese. Ci sono però infiniti modi di praticare l’alpinismo, tanti quanti sono gli uomini e le donne, e capita che ci siano anche grandi alpinisti senza fama, per destino o per scelta. Uno di questi è Riccardo Bee (1947-1982). Chi si ricorda di Riccardo Bee? Ben pochi, anche nella già ristretta cerchia di appassionati delle attività estreme. Bee era un ingegnere originario di Lamòn e diventò in breve tempo un alpinista fortissimo, avventuroso e solitario, praticando prevalentemente sulle Dolomiti Bellunesi, le montagne di casa.
È merito di due friulo-giuliani l’aver tentato di mettere insieme i tasselli di un mosaico frammentario e lacunoso per restituire l’immagine sfuggente di un alpinista dimenticato, schivo, la cui vita fu assai breve. È infatti appena uscito, nella collana I rampicanti delle Edizioni Versante Sud, Riccardo Bee. Un alpinismo titanico, di Marco Kulot e Angela Bertogna. Gli autori sono madre e figlio e Kulot è un addetto ai lavori, in quanto giovane guida alpina. «Mi incuriosivano – così Kulot – quelle montagne selvagge (le Bellunesi, ndr) e vedevo citato spesso Bee nelle guide della zona, su vie aperte in solitaria. La sua figura mi è parsa vicina al pontebbano Ernesto Lomasti, di cui parla il libro di Luca Beltrame. Erano due alpinisti ai massimi livelli, realizzavano imprese da soli e non le pubblicizzavano, al contrario di quanto si fa oggi. Così sono andato a ripetere con un amico il Pilastro Bee sulla parete Nord-Ovest dell’Agnèr», la montagna su cui, salendo a Nord-Est, Riccardo Bee perse la vita.
Coetanei di Bee, solitari e cari agli dei furono anche il vicentino Renato Casarotto, il buiese Angelo Ursella e il triestino Enzo Cozzolino, tutti scomparsi tra i Settanta e gli Ottanta. Ma il libro non indaga le motivazioni dell’alpinismo solitario, profonde e impenetrabili. E poi Bee ebbe compagni di cordata prima di prediligere l’assetto da solista. Il libro di Kulot e Bertagna accosta momenti di vita personale alle ascensioni nei luoghi più impervi e appartati, che spesso comportavano un’intera giornata di avvicinamento a piedi: «Mi ha colpito – sempre Kulot – il fatto che arrampicasse come un professionista per poi al lunedì rientrare al lavoro di insegnante». Ripercorre le fasi di infanzia e giovinezza attraverso capitoli narrati in terza persona. E accosta a questi le testimonianze di chi lo aveva conosciuto: «Anche i famigliari di Bee ci sono venuti incontro. I fratelli avevano già in mente di resuscitare la sua figura dopo il libro di Luisa Mandrino, che è incentrato solamente su Franco Miotto, compagno di cordata di Bee tra il 1973 e il 1979 (L’uomo dei viàz, ndr)». La rottura tra i due avvenne per motivi che non si conoscono e il libro, volutamente, non indaga.
Semplicemente, lo scritto alterna fasi della vita e récit d’ascension alla ricerca di un filo biografico precocemente spezzato. Gli autori hanno fuso le rispettive competenze – alpinistiche e narrative – in un unico stile. «Abbiamo cercato di conservare il rispetto dovuto alla famiglia di Bee, che lasciò la moglie con una figlia in grembo e un’altra di otto anni».”
Info sugli Autori
Marco Kulot, nato a Trieste nel 1987, professionista iscritto al Collegio Nazionale Guide Alpine e… papà di Carlotta. Alterna la sua passione alpinistica di scalare le montagne con la lettura e la conoscenza delle imprese dei più forti alpinisti. Nella sua biblioteca entrano quindi le vie di Riccardo e la sua figura di alpinista leggendario. Ne rimane talmente colpito che vuole scoprire qualcosa di più su quello che è stato detto e scritto su di lui. Nell’estate 2013, per entrare maggiormente in sintonia con l’alpinismo praticato dall’insigne bellunese, ripete assieme all’amico Leonardo Comelli il Pilastro Bee all’Agnèr.
www.liberamentemontagne.it
Angela Bertogna, di professione travet, risiede in pianura per necessità ma coltiva il suo unico sogno: trasferirsi in montagna. Frequentatrice metodica dei sentieri alpini della sua regione, il Friuli Venezia-Giulia e di quelle limitrofe, la entusiasmano soprattutto le casere dismesse, i bivacchi, i ruderi che talvolta si riescono a intuire sotto la spessa coltre di ortiche dei siti un tempo abitati e ormai abbandonati.
Non è mai stata alpinista (non ne avrebbe mai avuto il coraggio) ma chissà, forse in un’altra vita, le si presenterà l’opportunità. Ama leggere ma soprattutto raccontare cose di montagna. Qualsiasi cosa, purché abbia una dimensione che vada oltre all’orizzontale. Questo è il suo primo lavoro.
Anno: | 2014 |
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ISBN: | 978-88-98609-08-6 |
Pagine: | 240 + XII |
Peso: | 310g |
Codice: | R 39 |