Nell’agosto del 2005 Tomaz Humar rimane intrappolato su una stretta cengia a 5900 metri di quota, durante l’apertura in solitaria di una nuova via al centro della più grande parete al mondo: l’imponente versante Rupal del Nanga Parbat (8126 m).
Trascorsi sei giorni, l’alpinista sloveno si ritrova senza cibo, col carburante agli sgoccioli e sotto il costante tiro delle valanghe. In una brevissima finestra di bel tempo, tre elicotteri si alzano in volo nel tentativo di strapparlo alla furia mortale della parete. Il tutto sotto gli occhi attenti e curiosi di milioni di spettatori di tutto il mondo, attratti da quella vicenda per l’audacia della salita, la notorietà dell’alpinista, il rischio elevatissimo di quell’operazione di soccorso, e aggiornati dai bollettini che il campo base pubblica ora dopo ora sul sito web di Humar.
Anni prima, col crollo del regime comunista e la dissoluzione della Federazione Jugoslava, Humar era stato brutalmente arruolato come soldato in una sporca guerra che lui disprezzava, costretto a vivere in condizioni disumane e ad assistere alle brutali e efferate atrocità condotte con sistematicità sui civili. «Scoprii la parte peggiore dell’umanità». Infine riuscì nell’impossibile: scappò, per tornare a casa in quella che ora era diventata una nazione nuova, la Slovenia.
Rimessosi a scalare, Humar divenne in pochi anni tra i grandi alpinisti di punta mondiale. Messner lo ha definito: «Il più incredibile alpinista della sua generazione». Le sue linee non vengono quasi mai ripetute, giudicate dai più vie da suicidio, che tuttavia egli realizza senza compagni, non ultima la prima assoluta in solitaria alla cima est dell’Annapurna (8047 m), dopo aver salito la parete sud.
Per raccontare questa sua incredibile vicenda Tomaz Humar ha collaborato con Bernadette McDonald, scrittrice affermata e pluripremiata. Con questo libro la McDonald è stata insignita nel 2008 del Premio di letteratura di montagna Kekoo Naoroji Award.
Dalla prefazione di Reinhold Messner:
(…) Che cosa fa di Humar l’alpinista che è? L’esperienza dimostra che in qualsivoglia generazione di scalatori di punta, metà soltanto muore per “cause naturali”. La restante perisce in seguito a una caduta, un congelamento: comunque perde la vita in montagna. La storia dell’alpinismo non fa che confermare questa brutale realtà. È tuttavia la pura casualità a dettare chi “resterà per sempre sulla montagna” e chi “sopravvivrà”? O sussiste forse una relazione tra la sopravvivenza dell’alpinista e la sua esperienza e accortezza? Oggi sono certo che, tra i fattori chiave per riuscire a resistere a una situazione limite, c’è la volontà di sopravvivere.
Dal libro:
L’elicottero è in posizione di hovering da oltre dieci minuti, a 6000 metri di quota. La spia del carburante inizia a lampeggiare, mentre le vibrazioni del rotore minacciano il grosso fungo di neve in bilico proprio sopra il sito di intervento. Finora sono stati estremamente fortunati, ma il tempo a loro disposizione è scaduto.
In contemporanea con la pubblicazione di questo libro, Tomaz Humar ha perso la vita sulla nord del Langtang Lirung, in Nepal.
Esprimiamo profondo rammarico per la perdita del grande alpinista, senza nascondere un po’ di imbarazzo per il casuale tempismo con cui pubblichiamo questo volume a lui dedicato, preparato nei mesi che hanno preceduto la disgrazia, e andato in stampa prima dell’incidente.
le tappe della tragedia dal portale up-climbing.com:
12/11/2009 NEPAL: TOMAZ HUMAR BLOCCATO A 6300mt
14/11/2009 SITUAZIONE CRITICA PER TOMAZ HUMAR
14/11/2009 TOMAZ HUMAR TROVATO MORTO
Info sull’Autrice
Bernadette McDonald, Canadese, per molti anni vicepresidente del Mountain Culture Centre di Banff ed ex direttrice del rinomato Filmfestival Internazionale della Montagna di Banff.
Per questo libro è stata insignita nel 2008 del Premio di letteratura di montagna Kekoo Naoroji Award, già vinto l’anno precedente con il libro “Brotherhood of Rope”. Non è mai accaduto che questo premio, indetto dall’Himamayan Club, venisse assegnato a uno stesso autore per ben due volte.
Della stessa autrice:
Voices from the Summit
Extreme Landscape
Whose Water Is It?
I’ll Call You in Kathmandu
Brotherhood of the Rope
Anno: | 2009 |
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ISBN: | 978-88-87890-99-0 |
Pagine: | 308 + XII tavole |
Peso: | 510g |
Codice: | R 23 |