Editoriale

"Plitschka", terzo tiro.
Foto: F. Piacenza
Dopo tanti anni in Dolomiti e centinaia di vie salite, a Samu restava il chiodo fisso del muro di Plitschka, che aveva visto da vicino salendo Geo. Un muro nero, compatto ma lavorato a buchetti, noto per la sua scarsa chiodatura e proteggibilità. Tutte queste virtù, per così dire, non si lasciano però catturare facilmente. Infatti, la famosa placca è spesso bagnata, e l’idea di traballare con mani e piedi su buchi bagnati e con protezioni precarie, ci ha fatto diverse volte cambiare direzione.
Anche questa volta, dopo un acquazzone clamoroso del giorno prima, arriviamo sotto la parete e troviamo il muro puntualmente bagnato, così come la maggior parte delle vie e come altre volte ci ritroviamo a dover trovare un piano B per salvare la giornata. Tra una cosa e l’altra notiamo una delle torri delle Mëisules asciutta, dove guarda caso c’era una bel…