Editoriale

Forse lumando le pupe sotto il tetto
di "Joe Falchetto".
Foto: Arch. Ripamonti
Il Bric Pianarella è il tempio delle vie multipitch finalesi. Non una normale falesia, ma una vera e propria parete, anzi “il Paretone”, come lo chiamano i local. Il suo versante ovest, infatti, è un appicco di circa 200 metri di dislivello che precipita sulla sottostante Valle Aquila, con pilastri di roccia grigia che si alternano a grandi e impressionanti erosioni di colore giallo e rosso.
Sin dai primi anni Settanta qui si avventurarono i pionieri della scalata finalese (nomi mitici come quelli dei vari Calcagno, Vaccari, Grillo, Grassi, Ghiglione…), ovviamente aprendo le vie dal basso a chiodi, in un’ottica che, se pure già ispirata alle nuove idee della libera, era ancora molto legata ad un approccio alpinistico.
Gli anni Ottanta videro l’affermazione di Finale come uno dei nuovi laboratori dell’arrampicata sportiva, ed era solo questione di tempo prima che gli spit cominciassero a luccicare anche sul Pianarella.
A rompere il tabù, nel 1984, furono Flaviano Bessone e Lino Cast…