Editoriale

sui primi tiri di "Galactica".
Foto: L. Schiera
Fino al 1989 l’imponente parete est del monte Qualido contava solo una manciata di vie tradizionali lungo i suoi rari sistemi di fessure come Paolo Fabbri 43 e Il paradiso può attendere. Dopo avere affinato la tecnica di chiodatura dal basso per un paio di stagioni sulle lisce placche della val di Mello, per le cordate più attive in quegli anni si aprirono quindi nuovi possibilità e interpretarono questo muro alto settecento metri ognuno a modo proprio. I cugini Fazzini e Norberto Riva puntarono direttamente alla lama che salta subito all’occhio quando si guarda il Qualido: una foglia di granito alta settanta metri appena appoggiata alla parete (chissà per quanto ancora), le cui placche iniziali avevano respinto ogni tentativo precedente. Nacque così La spada nella roccia con alte difficoltà sia in libera che in artificiale. Gli specialisti di quest’ultimo stile Covelli, Fieschi e Spatola invece salirono i diedri e le placche verticali di Mellodramma; mentre per la coppia Brambati-Vit…