Editoriale

Presolana, "A piede libero".
Se tu dovessi fare una sintesi della tua carriera di arrampicatore, quali sono le tappe e i momenti fondamentali che descriveresti e a cui tieni particolarmente?
Quarant’anni non sono facilmente riassumibili, potrei suddividerli per fasi. Il periodo dai venti ai trent’anni ha rappresentato la scoperta di una passione travolgente che mi ha spinto a investire moltissime risorse fisiche e mentali, guadagnando una veloce crescita delle mie capacità ma soprattutto una conoscenza e consapevolezza di me stesso che hanno contribuito a strutturarmi come persona e ad affrontare certe inquietudini che a volte vivevo. Il valore principale non era la difficoltà pura ma lo sviluppo della capacità di concentrazione in situazioni impegnative, che ricercavo soprattutto scalando in montagna. Il decennio successivo, grazie a vari amici, ho avuto poi l’opportunità di viaggiare fuori dall’Europa, ad esempio in Pakistan e Groenlandia, facendo esperienze alpinistiche forse non di alto livello tecnico ma mo…