Prefazione

Jeff Lowe in libera sulla parete est del Grand Capucin.
Foto: Mark Twight
Verso le 19, dopo 750 metri di parete verticale, ci fermammo e cominciammo a scavare una cengia nel ghiaccio. La preparammo lunga e stretta, di modo che potesse ospitarci entrambi, testa contro testa, nei nostri sacchi da bivacco; la tenda, infatti, l’avevamo intenzionalmente lasciata giù in valle. Sistemammo il fornello MSR sulla pala, sciogliemmo un po’ di neve, e ci infilammo dei calzini asciutti che, assieme a un po’ di deliziosa Halva, erano l’unico lusso che potevamo permetterci. Avevamo calcolato ogni singolo dettaglio in modo da ottimizzare velocità ed efficienza. I nostri sacchi da bivacco non pesavano neanche 200 grammi l’uno, ed erano così leggeri e delicati che avevamo deciso di buttarli via al termine di quell’impresa. A parte corda e materiale, i nostri zaini pesavano 750 grammi l’uno quando attaccammo la via: per le montagne dell’Alaska era come essere nudi.
Il giorno successivo non ricominciammo a salire prima delle 10, preferendo trascorrere un’ora in più a riposarci…