Prefazione

Kevin Doyle si cala lungo il canalone Merkl, spazzato dalle valanghe, a quota 7800, sulla parete Rupal del Nanga Parbat.
Foto M. Twight
Nel 1988 Barry Blanchard, Kevin Doyle, Ward Robinson e io stavamo tentando la parete Rupal del Nanga Parbat in stile alpino, quando le cose ci sfuggirono di mano. Dopo aver salito 4000 metri di parete in cinque giorni, cominciavamo a sentirci affaticati, ed eravamo così concentrati sulla scalata che nessuno di noi notò le nuvole che si stavano avvicinando.
Cominciai a sospettare qualcosa quando una valanga di superficie mi investì, schiacciandomi contro la sosta. Riuscimmo comunque a superare le maggiori difficoltà e a raggiungere quota 7750: tra noi e la vetta restavano soltanto 400 metri di neve relativamente facile. La bufera era ormai sopra di noi, e il nostro margine di sicurezza andava assottigliandosi di ora in ora. Capimmo che ci rimaneva una sola opzione, quella di scendere. Dovevamo soltanto decidere se farlo con una ritirata o con un volo di diverse migliaia di metri.
La neve si raccoglieva nel catino sopra di noi, e il vento ce la rovesciava addosso lungo il canale in cu…