La montagna come metafora dell’esistenza. Una spedizione al Nanga Parbat di quattro amici uniti da sentimenti contrastanti che si tramuta in una tragedia alpinistica ed esistenziale.
«Una montagna? D’accordo, definiamola pure una montagna. Un Ottomila? Certo la puoi chiamare così, se pensi di poterla misurare in metri. Ma lascia che ti dica una cosa. Quando siamo arrivati nella valle del Diamir, uno dei vecchi capi diamiri mi ha raccontato una storia, una specie di leggenda sul primo uomo che osò scalare il Nanga. Quando quel sàhib si trovò a metà della scalata, la montagna si arrabbiò moltissimo per la sua irriverenza, così scatenò una tormenta che lo spinse contro le rocce ed era quasi sul punto di ucciderlo quando improvvisamente si accorse di quanto quell’uomo fosse piccolo e insignificante e decise che si sarebbe limitata a impossessarsi di un suo dito estirpandoglielo alla radice. Il sàhib cadde in ginocchio, gridando, tremando, con la mano rotta, sporca di sangue cristallizzato e nonostante il boato dell’uragano sentì la voce della montagna: «Torna pure quando vuoi. Quando avrò le altre tue quattro dita allora sì che potrò farmi una mano vera».
Info sull’Autore
David Torres Ruiz nasce a Madrid nel 1966. Laureato in Filologia ispanica presso l’Università autonoma di Madrid, ha pubblicato diversi racconti e poesie su riviste culturali. Questo libro, opera vincitrice del Premio Desnivel di letteratura di montagna, viaggi e avventura 1999, è il suo primo romanzo.
Yahr: | 2006 |
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ISBN: | 88-87890-54-4 |
Seiten: | 132 |
Gewicht: | 220g |
Code: | R 12 |